MACONDO
Arte Musica Colore …
Giovedì 23 aprile, GNU MUSIC FESTIVAL: Stranivari

Secondo appuntamento con i concerti dello Gnu Music Festival al Macondo. Suonano gli Stranivari.

Questa è la storia di 3 randagi, 3 musicisti che viaggiavano con il proprio strumento senza alcuna discriminazione di strade, piazze e locali. Dove si sentivano accolti si sedevano, aprivano le custodie e suonavano.
Seppure diversi per sensibilità e cultura, li accomunava la passione per la musica e il fatto di stare bene tra la gente di strada, con le abitudini dei pescatori che visitano città di mare e della gente di città che giunge nelle piazze affollate.
Questo di cui vi parlo è un viaggio. E’ un viaggio nella musica, nelle culture che si incontrano e mescolano le proprie radici formando un’unica ed inimitabile composizione che nasce dalle dita sudate di chi ha sempre suonato dedicandosi in maniera devota al proprio strumento, con il solo ed umile desiderio di essere ascoltato da qualcuno.
Il viaggio inizia nella prima estate del nuovo millennio, con Freddilei, chitarrista e cantante che suonava per le strade di Urbino, paese di collina nelle Marche. Ad accompagnarlo, spesso, erano musicisti del posto che lo seguivano spontaneamente durante spensierate notti di follia. Follia musicale, intendo, perché in Freddi l’ansia di esibire le proprie qualità musicali – tipica di un carattere esuberante – si scontrava con quella parte più sensibile del suo animo che lo rendeva schivo, un po’ freddo verso la gente che non riusciva a comprenderlo.
Decise così di uscire dal guscio e di partire.
Dopo qualche mese arrivò in Spagna, terra del Flamenco e della Paella. Trascorse qualche giorno tra gli artisti di strada nella Ramblas a Barcellona, poi arrivò a Madrid dove scoprì le vie della Capitale. Passeggiò nel quartiere di Las Huertas, terra dei più nobili scrittori spagnoli, isola pedonale che si estende fino a Plaza Santa Ana.
Lì conobbe Javier, un chitarrista di Granada che suonava Blues. Si fermò ad ascoltarlo, ad ammirare il suo talento, e soprattutto il fatto che lui era lì, in quella piazza, con il corpo tra tanta gente che lo ascoltava, ma con il cuore e la mente da un’altra parte. Non so di preciso dove fosse, nessuno lo poteva sapere. Ma Javier nascondeva qualcosa di magico, qualcosa che Freddilei voleva scoprire e condividere.
Era mezzanotte. Quando Javier finì di suonare erano poche le persone rimaste ad ascoltarlo. Freddilei, mentre quel timido spagnolo con fare discreto si allontanava, gli si fece incontro per stringergli la mano. Andarono in un locale a bere qualcosa di fresco chè la serata era calda e secca. Per ore e ore, anche dopo essere stati cacciati dal gestore del locale, parlarono di blues, rock n’ roll, dei grandi musicisti e dei migliori album fino a quel tempo pubblicati.
Arrivò l’alba, le vie di Madrid erano silenziose e pronte ad accogliere un’altra giornata di sole cocente, da lontano si sentiva il suono pulito e grave di un trombone, erano le note de La vie en rose. Strano sentire una canzone popolare francese per le strade di Madrid.
Entrambi, colpiti da questa melodia, camminarono curiosi verso queste insolite note e videro un ragazzo dall’aspetto serioso e distinto che suonava rivolto alla terrazza di una casa dove ad ascoltarlo c’era una splendida fanciulla.
” Bonsoir, mon nom est Léon et je suis de Marseille! disse terminata la sua serenata. Lèon un bassista francese, si trovava a Madrid dalla fidanzata Margot, studentessa in Spagna.
Trovandosi insieme presero gli strumenti, decisero di suonare My Way di Sinatra. Il risultato fu eccezionale, come l’espressività che riuscirono a dare al pezzo senza averlo mai provato assieme. Erano in sincronia perfetta. Ciò che più di tutto mi rimbalza in testa è che l’incontro non fu casuale, quei ragazzi si erano trovati lì in quella via desolata perché c’era la musica, quella musica che trovi per strada, con le chiacchiere della gente in sottofondo e la luna che ti ascolta in silenzio.
è la musica dei randagi…

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